di Guido Francesco Guida
Il nove luglio 2016 è stata una data importante e memorabile per la nazione Argentina. È ricorso, infatti, il duecentesimo anniversario della sua indipendenza dalla Spagna.
La manifestazione è stata celebrata ed ha visto, come detto nel giornale Tribunaitaliana.com di Marco Basti, la mancanza di discendenti di italiani tra i delegati. Il Presidente Mattarella che si trovava in viaggio in Argentina è rientrato in Italia dopo la triste vicenda di Dacca. Certamente per presenziare alle commemorazioni e non pensiamo in quanto capo delle forze armate italiane. La Fanfara dell’8º Reggimento Bersaglieri, di stanza a Caserta, ha partecipato alla parata militare di domenica 10 a Buenos Aires insieme ai militari argentini e di altri nove Paesi.
Una data fondamentale quella del 9 luglio 1816 che ha dato inizio alla storia di un grande Paese e che è stata scritta anche grazie al basilare contributo degli immigrati italiani. Tanti e fondamentali negli anni per il loro impegno, il loro lavoro e le loro tradizioni. L’Argentina “L’altra patria degli italiani” nella quale si intrecciano storie e passioni nel segno della fratellanza e dell’appartenenza. Gli italiani ed i loro eredi che, a parte il recente periodo della presidentessa Kirchner, hanno avuto sempre un ruolo ed un riconoscimento importantissimo.
Un’Argentina che nella sua bandiera porta i colori pensati da Manuel Belgrano a ricordo di quella casa nella città di San Iguel de Tucumán dove si riunirono i delegati delle Province Unite del Rio de la Plata per proclamare la dichiarazione dell’Indipendenza dal Regno di Spagna. “Verdes ventanas, rojizo techo, blanca casirta de Tucumán…”
Anche se le ricerche storiche e documentali affermano che i muri della casa erano bianchi e le porte e finestre furono dipinti di azzurro Prussia in vista del Congresso che doveva riunirsi nella città di San Iguel de Tucumán. Ma ben poco questo importa. Quello che va ricordato è che tanti italiani da allora hanno contribuito positivamente ai destini della nazione argentina. A cominciare dallo stesso Belgrano, avvocato politico e militare, che era figlio del commerciante genovese Domenico Belgrano e di María Josefa González Casero. E poi, per restare ai restauratori della “casita de Tucumán”, Angelo Paganelli e l’architetto Mario Buschiazzo, autore di tanti famosi palazzi in Buenos Aires e in altre città dell’Argentina. Ed ancora i fratelli Medici, costruttori di importanti opere pubbliche, Dionisio Petriella e Sara Sosa Miatello. E, più recentemente, i costruttori Capuano, Cotella, Trapani, Lucci e Sollazo, e Giovanni Dalma fondatore della Facoltà di Medicina dell’Università Nazionale di Tucumán ed i musicisti ed anche Rodolfo Mondolfo e Renato Treves nelle Facoltà di Filosofia e Giurisprudenza e Dino Jarach e i fratelli Terracina che illuminarono le varie aree del sapere illuminando l’Università. Ed ancora Parpagnoli rinnovò e pose le basi del nuovo spirito teatrale a Tucumán”. E se
consideriamo il tango, la danza per eccellenza argentina del corpo del cuore e della mente ” Tango fatal, soberbio y bruto. Tango de amenaza. Baile de amor y muerte”, anche lì gli italiani hanno dato il loro contributo. I nomi dei maggiori compositori ed interpreti di tango sono stati italiani a cominciare da Ignazio Corsini, uno dei più amati e noti cantautori “portenos” di inizio novecento e per continuare con i suonatori come il clarinettista Lorenzo Logatti, il chitarrista Antonio Scatasso, ed il poeta Mario Battistella, autore di alcuni dei più noti testi di canzoni tanguere. Per continuare poi con: Enrique Cadícamo, Juan Carlos Cobián, Juan D’Arienzo, Francisco De Caro, Enrique Delfino, Carlos Di Sarli, Jose Maria Contursi, Enrique Santos Discépolo, Genaro Ricardo Espósito, Oscar Juan de Dios Filiberti Rubaglio, Osvaldo Pugliese, Fernando Solanas, Aníbal Troilo. E dalla Sicilia Juan Caldarella, autore del famoso tango “Canaro en París”, il pianista Pascual Cardaropoli e Francisco Famiglietti. Una presenza
antica e fondamentale per la storia argentina che ci porta, per finire, ai giorni d’oggi al nuovo presidente della nazione Argentina Mauricio Macri.
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orri d’acqua, come segno di arte, ma anche di prosperità e momento di ristoro e riposo. Palermo ne era ricca. Situati in posti strategici restano nella mente e nei ricordi dei cittadini. Ci vediamo presso la fontana …
, soffocata dalle pesanti fronde dei ficus che la circondano. Durante il Secondo Conflitto Mondiale l’opera scultorea venne bombardata e successivamente abbandonata.La fontana è di stile barocco e fu costruita nel 1698. Le statue furono scolpite dallo scultore
la testa dell’idra ghermita dall’aquila si riversavano in un duplice ordine di conche sostenute da delfini e, infine, nell’ampia vasca sottostante. Il suo nome significa “abbondante d’acqua” e deriva sia dall’arabo gharraf che dall’ebraico “garaph” che vuol dire “defluire in un tubo” ed in modo abbondante.

giche sono alquanto instabili. Ma la data pensiamo meriti di essere annotata per tutti i suoi significati. Più o meno noti. Il solstizio quest’anno è occorso alle ore 22.34 del 20 giugno ed ha segnato l’inizio dell’estate. Dal punto di vista astronomico rappresenta il momento in cui il sole si pone allo Zenit del tropico del Cancro e raggiunge il punto di declinazione massima (distanza angolare dal piano equatoriale di un punto sulla sfera celeste). Il fenomeno, dal punto di vista scientifico, è dovuto all’
dal sole soltanto in occasione del
, di Shakespeare che, nella sua opera, ne raffigura l’aspetto magico, dove sogno e realtà si fondono, tra amori e incanti nei boschi abitati da fauni e fate che si divertono a burlarsi dei poveri umani.
dell’impero Inca, sorgono i Mojones, torri usate come “mire” per stabilire i giorni degli
lsizio erano dedicate a Giano bifronte, rappresentato con due volti, uno barbuto e l’altro giovanile o femminile, a seconda delle interpretazioni. La terza faccia era invisibile, ma consente quella rotazione che accompagna anche la Terra e conduce a
ello dei falò che, accesi dai contadini sulle alture, avevano sia una funzione purificatrice che di venerazione del sole per propiziarsene la benevolenza e rallentarne idealmente la discesa. Nei falò erano bruciate cose vecchie o le erbe raccolte l’anno precedente poiché il fumo che ne scaturiva riuscisse a tenere lontani gli spiriti maligni. C’era anche l’usanza di bagnarsi, al sorgere del sole, occhi e viso con la rugiada raccolta durante la notte per allontanare i malanni. E per andare alla botanica l’iperico, od erba di San Giovanni, raggiunge la fioritura massima il 24 giugno. L’erba, detta anche scaccia diavoli, agisce sulla captazione della serotonina in modo diverso dagli SSRI (Selective Serotonin Reu
ptake Inhibitor) ed ha un’azione antidepressia. Possiede anche proprietà antibatteriche e antinfiammatorie e viene consigliato nel trattamento di
ta Scott Kelly con un’immagine molto entusiasmante. Ma sta davvero iniziando l’estate? Se per il calendario questo è vero dal 24 giugno in poi il sole, che ha appena superato il punto del solstizio, comincerà a decrescere sull’orizzonte per dissolversi, al fine della sua corsa, verso il basso, nelle brume invernali. Ci vorranno pero’ ben sei mesi! Ed allora … Buon solstizio e godiamoci la nostra estate!
ti alle radiofrequenze in utero hanno mostrato avere un peso leggermente più basso alla nascita. I risultati ottenuti sui topi non sono stati ancora resi noti. Pur essendo stata ripresa da diverse testate giornalistiche invero la notizia è una anticipazione poiché lo studio completo sarà pubblicato nel 2017. I tumori sviluppati sarebbero qulli in qualche modo già legati alle radiofrequenze e cioè i gliomi maligni nel cervello e gli schwannomi nel cuore dei ratti maschi esposti. Finora i risultati di studi condotti in questo settore sono stati piuttosto contrastanti. Infatti se da una parte alcuni studi europei (progetto europeo Interphone) ed australiani avevano escluso alcun tipo di rapporto causa effetto tra le microonde prodotte dai cellulari ed il cancro, l’Organizzazione mondiale della sanità nel 2011 aveva classificato, basandosi su alcuni studi in laboratorio e su ricerche epidemiologiche, le radiofrequenze nel gruppo 2b. Cioè come ‘possibili agenti cancerogeni’ per gli stessi tipi di tumori riportati dalla ricerca dell’NTP.